Decreto del Fare: scongiurato lo “scippo” delle cause marittime a favore di Milano
Oggi, dopo l’approvazione definitiva del Decreto del Fare, posso dirlo: alla fine il buon senso ha prevalso e l’articolo 80 della prima versione è stato stralciato, evitando così il rischio di un inutile, quanto dannoso, accentramento a Milano di tutte le controversie “liguri” aventi come parte una società estera priva di sede secondaria in Italia.
Su questo tema si è fatto un vero lavoro di squadra: prima le osservazioni dell’Associazione Italiana di Diritto Marittimo e dell’Associazione Nazionale Forense, poi l’ordine del giorno approvato all’unanimità – su mia proposta – dal Consiglio Regionale della Liguria, fino all’emendamento abrogativo dell’art. 80 proposto dall’on Sandro Biasotti, approvato in via definitiva dal Parlamento.
Con il contributo di tanti è stato sventato un grave danno all’attività degli operatori del settore marittimo: centinaia di società italiane – come fornitori di bordo, riparatori navali, rimorchiatori, piloti, agenti, armatori, ecc. – sarebbero state fortemente penalizzate nell’esercizio del diritto alla difesa, in quanto avrebbero potuto rivolgersi a soli tre tribunali in Italia (Milano, Roma e Napoli) per far valere i propri diritti nei confronti delle società con sede in paesi stranieri, con aggravio dei costi.
La competenza sarebbe stata sottratta proprio ai Tribunali, come quelli liguri, dove si è evoluta la giurisprudenza italiana in materia marittima e dove hanno sede molti studi legali che vantano una grande competenza specialistica in questo settore.
Bene così!
Qui le cronache sul mio ordine del giorno col quale avevo lanciato l’allarme
Ingegneria Navale nel futuro di Genova
In Consiglio Regionale si è discussa la mia interrogazione sul possibile trasferimento del corso di laurea magistrale di Ingegneria Navale dall’attuale sede di Genova al Polo universitario della Spezia.
Raccolgo con soddisfazione l’invito dell’assessore alla Formazione e all’Università Rossetti a lavorare perché sia individuata la soluzione migliore e condivisa tra tutti gli enti e i territori coinvolti per il futuro di Ingegneria Navale.
Sono soddisfatto per aver fatto uscire dal cassetti degli uffici dell’Ateneo e della Regione il progetto di trasferimento di questo corso che, ricordo, è storicamente legato – da oltre 140 anni – alla città di Genova. Un tema così importante non può essere affrontato sotto traccia, ma esige una discussione ampia e condivisa. Purtroppo, fino a oggi, così non è stato, speriamo che le cose cambino nei prossimi mesi. Noto peraltro che da aprile – quando ho diffuso i contenuti del memorandum d’intesa tra Università, Ministeri ed enti locali coinvolti – a oggi nessun esponente regionale di centrosinistra ha preso posizione su questa vicenda a difesa delle ragioni, tante, di Genova. Un silenzio assordante, tanto più a fronte delle molteplici esternazioni di altri esponenti della Giunta a favore del trasferimento a Spezia.
Vorrei sottolineare che anche la seconda versione del memorandum – che la Regione è chiamata a sottoscrivere – ha raccolto forte perplessità da parte dei professori del Polo Navale.
Stando così le cose penso che la Regione non debba firmare alcun documento prima che si sia fatta piena chiarezza sull’effettiva portata del documento stesso. Non è affatto chiaro se il progetto di trasferimento degli ultimi due anni di Ingegneria Navale sia tramontato o meno e l’esperienza degli Erzelli insegna che è bene definire nel dettaglio i particolari prima di iniziare un percorso, altrimenti si corre il rischio che ognuno interpreti in maniera diversa lo stesso documento.Nel frattempo colgo come un segno positivo le parole di apprezzamento e interesse dell’assessore Rossetti per l’offerta di Fincantieri che propone di ospitare presso lo stabilimento di Sestri Ponente i laboratori di Ingegneria Navale. L’integrazione fra cantiere, uffici e laboratori di ricerca da una parte, la sinergia con il futuro Polo degli Erzelli dall’altra, consentirebbero di potenziare ulteriormente la fattiva collaborazione di Fincantieri col mondo accademico locale; le prospettive sarebbero interessantissime, tanto per il futuro di molti giovani ricercatori liguri quanto per le prospettive di sviluppo dell’azienda. Nello stabilimento genovese si potrebbe realizzare un luogo di formazione, aperto al contributo di tutte le facoltà della Scuola Politecnica e delle start-up che tradurranno in impresa i diversi filoni di ricerca, ma anche delle decine di aziende attive in Liguria nell’ambito dell’ingegneria navale e in settori affini.Genova ha una vocazione marittima che non può dimenticare, occorre ripartire da questi punti di forza conciliando storia e progetti innovativi. Purtroppo è evidente che il centrosinistra che da decenni governa il capoluogo ha perso completamente la bussola, non ha una rotta, non ha una visione strategica. Dopo tanti anni di malgoverno Genova sembra alla deriva, come anestetizzata. Solo vent’anni fa non sarebbe stato neppure immaginabile il progetto di trasferire Ingegneria Navale, avrebbe incontrato una levata di scudi unanime, una difesa all’unisono di un pezzo fondamentale della nostra storia e del nostro futuro. Per ora la reazione non è stata all’altezza, forse il centro-sinistra genovese è troppo impegnato sul fronte degli equilibri interni per occuparsi dei problemi veri della città.
Il mio impegno per Fincantieri e Sestri Ponente
In questi anni in Regione ho sempre affermato l’importanza di Fincantieri per la Liguria, sono stato propositivo cercando soluzioni di sviluppo, in particolare per l’area di Sestri Ponente che nel nuovo assetto dell’azienda rischiava (forse rischia ancora) di essere un anello più debole. Quando la Regione Liguria ha istituito la Commissione su Fincantieri – e io ne ho assunto la vicepresidenza – il clima era molto teso, i rischi per l’occupazione altissimi. Sapevo di poter essere frainteso nel mio compito e che il percorso era difficile e stretto, ma alla fine il lavoro di tutti è servito e oggi la vicenda Fincantieri prende una piega decisamente migliore. Perciò non mi riconosco nel titolo de Il Giornale, che peraltro nell’articolo dà correttamente spazio al mio punto di vista. Io sono un “amico” di Fincantieri, come è giusto esserlo di tutte le realtà che danno lavoro in Liguria in un momento così difficile. E’ vero, ho ricoperto un ruolo scomodo, ma ricordiamoci che il primo piano di riorganizzazione prevedeva la chiusura di due cantieri in Liguria, sarebbe stato un dramma per la nostra Regione in termini di occupazione. E sono sicuro di aver svolto il mio lavoro con equilibrio ed onestà intellettuale.