In vista dell’imminente ballottaggio mi fa piacere condividere alcune riflessioni ed argomentare le ragioni del mio voto, convintamente a favore di Marco Bucci, a favore del cambiamento.
Contravverrò le regole di sinteticità della comunicazione su facebook, ma sono convinto che esporre alcune motivazioni sulla scelta di chi amministrerà per 5 anni la città in cui vivo richieda un po’ di tempo e di parole. Preferisco che mi leggano in pochi, ma esporre un po’ meglio alcuni pensieri che mi ronzano in testa da tempo.
Qualche minuto di lettura, per me il divertimento di scrivere di argomenti che mi appasionano.
E quindi pippone pre-ballottaggio sia!
Ad uso di chi non ha tempo e/o voglia di leggere tutto propongo una sintesi degli argomenti che ritengo determinanti a favore di Bucci:
1) Le infrastrutture vanno realizzate perché Genova ha urgenza di connettersi con il mondo. La coalizione che sostiene Crivello sul punto è contraddittoria (come sempre).
2) Dopo 30 anni monocolore occorre un’operazione trasparenza per far emergere un po’ di scheletri dagli armadi.
3) Genova è una città socialmente ingessata, occorre abbattere lo status quo per dare a tutti più possibilità.
4) Ben venga l’alternanza come stimolo a migliorare, non la perpetuazione della mediocrità.
Premessa metodologica:
Mi piace pensare che l’esito del ballottaggio sia nelle mani di tante persone perplesse ed indecise sul se andare a votare e sul chi votare. Sono quasi certo che le sorti di Genova siano nelle mani di questo grande popolo.
D’altra parte gli ultras di una e dell’altra candidatura sono già schierati. A prescindere.
Così come schierati a favore di Crivello – anche loro a prescindere – sono migliaia di beneficiari (a vario titolo) dello status quo. L’unica notazione che rivolgo a costoro e che mi permetto di condividere con voi è quanto mi facciano sorridere le argomentazioni idealistiche o ideologiche che vengono spesso invocate da persone che alla fine della fiera – molto concretamente, e legittimamente sia chiaro – difendono un proprio interesse personale, spesso economico. Fateci caso, è divertente.
Belin, ma se sei consulente di un’azienda comunale ci credo che voti Crivello!
Se vivi di nomine di partito ci mancherebbe che non fossi terrorizzato dall’arrivo di Bucci!
Se la tua cooperativa ha in gestione innumerevoli immobili pubblici e vanta un rapporto consolidato con la macchina comunale non mi aspetto che ti batterai per il cambiamento!
Sul voto “a prescindere” poco si può fare; in punta di piedi provo a dire la mia per convincere una piccola parte del popolo degli indecisi / disinteressati.
1) SENZA INFRASTRUTTURE GENOVA NON HA FUTURO
La prima è una notazione meramente politica. Crivello è sostenuto da partiti che per anni si sono battuti contro il Terzo Valico e sono esplicitamente contrari alla Gronda autostradale di ponente, che consentirebbe al traffico dei camion in transito di evitare il nodo di Genova.
Mi sono andato a rivedere un po’ di documenti della gestione Doria ed ho trovato ordini del giorno nei quali consiglieri comunali che appoggiano Crivello chiedevano di bloccare i lavori del Terzo Valico, ossia di bloccare il nostro futuro.
E’ una posizione a mio parere completamente destituita di fondamento e dannosa per la città.
Chi ha a cuore lo sviluppo di Genova e del suo porto sappia che se dovesse vincere Crivello si preannunciano altri 5 anni di discussioni, dibattiti, balletti, distinguo, smentite… Fate voi.
Intanto – come dice un tale – il mondo va veloce… e noi siamo sempre più indietro!
2) RIATTIVARE L’ASCENSORE SOCIALE
Genova è una città a compartimenti stagni. Di certo ha una sua rilevanza la conformazione urbanistica policentrica, con tanti nuclei da Ovest ad Est più le due Valli. Ogni delegazione con una vita propria ed una propria identità.
Una sua rilevanza lo avrà anche il nostro carattere, non proprio propenso all’apertura.
Ma c’è qualcosa di più. Negli ultimi anni si ha come la sensazione che il quartiere in cui nasci determini il tuo futuro, come un fato: se nasci ad Albaro avrai determinate possibilità, a Casteletto altre, a Sampierdarena altre ancora, e così via.
Come se si fosse inceppato il meccanismo sociale che consente di migliorare le condizioni di partenza. Ben che vada – nella situazione di crisi che interessa Genova negli ultimi decenni – si auspica di riuscire a mantenere il proprio punto di partenza.
L’ascensore sociale è fuori servizio.
E’ il frutto avvelenato di decenni di scelte strategiche sbagliate del centrosinistra: la decrescita della città colpisce in primo luogo i quartieri popolari.
Perché chi ha una fetta di torta – piccola o grande che sia – soffre di meno. E a Genova da qualche tempo si tende alla conservazione dell’esistente piuttosto che ad intraprendere progetti ambiziosi.
Ovviamente soffre ancora di meno chi, a tutti i livelli ed in ogni ambito, gode di qualche privilegio garantito da un sistema di potere consolidato. E chi gode di una posizione privilegiata di certo non acconsentirà al cambiamento.
Allora penso che debbano essere in primo luogo i ceti popolari a scommettere sul cambiamento: un cambio alla guida metterebbe in moto nuove opportunità e queste nuove opportunità sarebbero disponibili per tutti, non indirizzate secondo logiche di appartenenza consolidata.
Genova deve riuscire a rompere un incantesimo nefasto, tornare a crescere – anche demograficamente – come collettività perché ognuno stia meglio.
Far prevalere la logica del merito è nell’interesse di tutti, specie di chi è più indietro.
3) APRIRE TUTTI I CASSETTI
Negli ultimi 25 anni Genova è stata attraversata da una discreta serie di scandali e cattive gestioni della cosa pubblica: da AMIU ad AMT, da SportingGenova alla Fiera del Mare, senza dimenticare Aster (nel cui consiglio di amministrazione Crivello ha avuto il privilegio di sedere per anni), i tentativi di pilotare gli appalti nelle mense scolastiche, ma anche le falsificazioni dei verbali dell’alluvione di Via Ferreggiano.
Tutte vicende che hanno visto protagonisti esponenti del centrosinistra locale.
A fronte di questi scandali e gestioni infelici la reazione del blocco di potere è sempre stata più o meno la stessa: consapevolezza che non tutto è andato per il verso giusto, autoassoluzione, al più un po’ di imbarazzo, prevalentemente silenzio e connivenza. Poca autocritica e capacità di realizzare una vera discontinuità.
Mi chiedo se non sarebbe il caso – dopo tanti anni – di fare in modo che nuovi amministratori possano insediarsi alla guida delle diverse strutture comunali e, come normalmente avviene, aprire tutti i cassetti, fare pulizia, far uscire qualche scheletro dall’armadio, aprire un nuovo corso.
Nel frattempo in questi giorni ho sentito intonare “Bella Ciao” come se fosse un talismano – rigorosamente di parte – sufficiente per affermare la propria differenza morale e bollare la controparte politica come “fascista”, di fatto delegittimandola e negando che vi siano le condizioni per il confronto democratico.
Non condivido l’atteggiamento e mi pare un’ottima strategia per sfuggire alla discussione nel merito.
Se poi penso alla storia recente di Genova vi sono vicende che rendono difficile per il centro-sinistra ergersi su un piedistallo di superiorità morale.
Ma guardiamo avanti: spetta a chi guiderà la città nei prossimi anni calare nella realtà di oggi i valori di libertà – ma anche di buona amministrazione – che in ogni tempo dovrebbero ispirare l’azione politica.
E sono certo che entrambi i candidati siano in grado di affrontare questa sfida, con pari dignità.
4) L’ALTERNANZA
L’alternanza serve ad alzare l’asticella dell’offerta politica e dell’amministrazione.
In un sistema efficiente l’elettorato punisce l’amministratore che ha fatto male e premia il cambiamento.
La parte sconfitta – se ne sarà capace – avrà la possibilità di presentarsi alle elezioni successive con una proposta più convincente.
Qui mi permetto di fare una piccola notazione personale. Dopo le ultime elezioni regionali necessariamente ho dovuto riassestare un po’ di cose. Di certo è stata una bella mazzata ed un periodo faticoso. Ma penso sia stata una grande occasione di crescita e di rilettura della mia esperienza politica e delle mie motivazioni, un’opportunità per guardare le potenzialità ed i problemi della città con maggiore distacco.
Una sconfitta ti impone di riconsiderare il percorso fatto, di rileggere i successi raccolti, di fare i conti con gli errori commessi, di ritracciare la rotta.
La politica ha bisogno di rielaborazione e di nuovi slanci. Il giorno che dovessi riprendere un percorso politico di certo sarei più forte e motivato di prima.
Oltre che più libero, perché so di avere una professione al di fuori della politica.
Poi penso che a Genova ci sono tanti esponenti politici di centro-sinistra sulla sessantina che da almeno 30 anni vivono esclusivamente di politica: prima assistenti di un parlamentare, poi assessori in Comune, poi amministratori di una società controllata dal Comune, poi una consulenza politica, poi in Regione, domani a Roma…
Così la politica diventa una necessità, l’unica dimensione e competenza di una vita. E la spinta ideale rischia di esaurirsi o confondersi con la propria carriera.
Da questo punto di vista un ricambio di classe dirigente farebbe bene alla città ed a tanti politici che non hanno mai sperimentato il mondo del lavoro fuori da un sistema autoreferenziale.
Questa città ha bisogno di riconquistare la logica dell’alternanza.
Penso anche a tanti amici di centro-sinistra: siete perfettamente consapevoli che l’offerta Crivello è “al ribasso” (in tanti me lo avete detto), non vi rendete conto che sostenere questo candidato significa perpetuare ancora una volta un sistema di potere chiuso e refrattario al rinnovamento?
E’ anche nel vostro interesse: favorite il ricambio, fra 5 anni – se ne sarete capaci – sarete i protagonisti !
Diversamente condannate voi e Genova all’ennesimo mandato in continuità con l’ultima esperienza. Che voi stessi criticate.
Attendo commenti e se volete condividere non mi offendo. A presto!