Sono due anni che denuncio il problema, qui l’articolo sulla mia ispezione del 2011
La sinistra non si mette d’accordo con se stessa, ospedale e hi-tech possono aspettare!
Dopo questa mia denuncia dei continui e inconcludenti dietrofront sul “che fare” degli Erzelli, stasera un imbarazzato PD se ne esce con una nota farraginosa, in cui ancora una volta smentisce l’ipotesi di Burlando e Doria sulla nuova collocazione dell’ospedale. Siamo tornati ai vecchi tempi, come quando si facevano i dispetti Vincenzi e Burlando? Certo che una satira sulla sinistra genovese non potrebbe inventare di meglio. In realtà il PD ligure è in stato confusionale e l’unica certezza è che non c’è nessun progetto. I cittadini genovesi, quelli del ponente in particolare, ringraziano.
Sono rimasto l’unico a chiedere più concorrenza. Intanto a Novembre 2012 Genova è la città più cara d’Italia…
In Regione solo io ho votato contro le modifiche al “Testo Unico in materia di commercio”, che non aiuta i genovesi a risparmiare. Intanto molte famiglie stentano ad arrivare a fine mese.
Un obiettivo primario oggi è quello di aiutare le famiglie genovesi ad arrivare a fine mese. Perciò diventa fondamentale anche abbattere il costo della spesa, che in Liguria, e in particolare a Genova, è troppo alto. Agevolare la concorrenza dovrebbe essere un compito del legislatore regionale, ma l’ultimo provvedimento non va affatto in questa direzione. Da qui il mio voto contrario, unico tra i consiglieri regionali, al “Testo Unico in materia di commercio”. La nuova programmazione approvata denota una visione dirigista dell’economia, l’avversione all’apertura di nuovi punti vendita di grandi dimensioni (tutelando così un monopolio di fatto..) e la propensione a sovrapporre vincoli regionali e comunali: infatti la Regione rimanda ad un’ulteriore programmazione comunale, con la possibilità di porre altri paletti.
Secondo l’Istat (dato confermato dal bollettino statistico del Comune di Genova) i prezzi sono aumentati del 3,4% in un anno: una variazione addirittura quasi doppia rispetto a quella di Milano, che segna un +1,8%. Una differenza pagata cara dai genovesi. Viste le difficoltà a creare lavoro in un momento di crisi economica, è ancora più evidente che le famiglie vanno tutelate anche aumentando la concorrenza tra grandi centri commerciali dove si va proprio per risparmiare. Genova, per la sua orografia, rende più difficili e costosi gli spostamenti dei cittadini, che quindi non possono permettersi troppi viaggi, per esempio a Serravalle, se il risparmio è reso vano dal costo di benzina e autostrada. Considerando che, secondo l’Istat, una famiglia italiana spende annualmente 5.724 euro per la spesa (Genova è sopra alla media nazionale!), un risparmio anche solo del 5% consentirebbe di avere in tasca circa 300 euro in più a fine anno. E credo che i soldi risparmiati dai genovesi potrebbero anche essere spesi proprio nel commercio al dettaglio, con qualche acquisto in più tra negozi di quartiere e botteghe tradizionali. Una maggiore concorrenza potrebbe quindi essere d’aiuto anche alla filiera della piccola distribuzione.
Concorrenza nella grande distribuzione a Genova? Non pervenuta.
Ieri l’edizione genovese del Giornale ripropone la questione della mancanza di concorrenza nella grande distribuzione, in particolare a Genova.
E’ l’occasione per tornare sulla discussione che questa estate mi ha visto contrapposto a Coop Liguria.
Pochi giorni dopo un mio intervento sul Secolo XIX, il Presidente della Coop aveva replicato sulle stesse pagine dichiarando che:
1) “compito degli amministratori locali non è quello di favorire questa o quell’insegna, ma di garantire il rispetto da parte di ciascuno delle regole urbanistiche derivanti e commerciali”.
Su questo sono d’accordo: gli amministratori non devono facilitare nessuno, neppure i soggetti già presenti, ma – oltre a garantire il rispetto delle regole – tali regole devono stabilire e nel fare ciò determinano il grado di concorrenza nel mercato.
2) “Naturalmente è del tutto legittimo che qualcuno possa fare il tifo per la presenza di questa o quell’insegna”.
Se il Presidente di Coop si riferisce a me si sbaglia, non mi conosce bene. Io – a differenza di altri forse – non faccio il tifo per nessuna insegna. Faccio il tifo per le persone che ogni giorno vanno a fare la spesa e sono convinto che potrebbero risparmiare se a Genova ci fosse più concorrenza.
3) Avrei avvelenato il clima con “notizie false e tendenziose”.
Ritengo di non aver fornito alcuna notizia falsa: ho riportato dati di ricerche pubbliche, citandone le fonti. Per di più dopo il mio intervento il dato è stato confermato dall’Ufficio Statistico del Comune di Genova, che dubito pubblichi dati tendenziosi.
Ribadisco quanto riporta oggi Il Giornale: è vero che in termini di metri quadrati la quota di supermercati Coop a Genova è inferiore a quella di Carrefour e di Sogegross, ma la Coop gestisce 14 punti vendita rispetto ai 78 della Carrefour ed ai 74 della Sogegros. E’ un dato di fatto che la Coop ha quasi tutti i supermercati di grandi dimensioni. E tale quota è destinata a salire dopo l’apertura di Eataly e con le prossime aperture Coop a Sestri ed in Val Bisagno.
Per concludere rivolgo una semplice domanda: quanti sono gli ipermercati a Genova, città con più di 600.000 abitanti? A me risulta che ce ne sia uno solo, della Coop.
A presto.
A novembre il Giornale era intervenuto denunciando il silenzio generale sulla questione
Qui il mio intervento del Luglio scorso sulla grande distribuzione