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Dove va la Liguria? Un sintesi del mio lavoro in Regione.

By pellerano_14   /     Dic 19, 2013  /     Economia e sviluppo, Politica e Trasparenza  /     0 Comment

Il 17 dicembre a Palazzo della Meridiana è stato un bell’incontro, l’occasione per raccontare a tanti amici e a tante persone conosciute in questi anni  i principali temi che ho toccato ed i risultati raggiunti nell’attività di consigliere, ma anche per lanciare uno sguardo sul futuro.

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Ansaldo Energia, prima di parlare Renzi dovrebbe farsi un giro in azienda

By pellerano_14   /     Ott 20, 2013  /     Economia e sviluppo, Genova  /     0 Comment

Secondo Matteo Renzi: “E’ assurdo che per salvare un’azienda come Ansaldo Energia si metta mano alla Cassa depositi e prestiti, cioè ai soldi della vecchietta o dell’immigrato, cui viene chiesto a propria insaputa di pagare i giochi spericolati di chi ha fatto impresa con i soldi altrui”. Non sono d’accordo, ecco perchè.

Lorenzo Pellerano, consigliere regionale della Lista Biasotti, interviene in merito alle dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera da Matteo Renzi, sindaco di Firenze e grande favorito nella corsa alla segreteria nazionale Pd, in merito alla possibilità di una partecipazione in Ansaldo Energia della Cassa Depositi e Prestiti.

«Rimango sorpreso dalle parole di Renzi – afferma Pellerano – perché tradiscono la poca conoscenza della vicenda Ansaldo Energia. I dati parlano chiaro: non si tratta affatto di un’azienda in cerca di salvataggi. Al contrario: da Finmeccanica è stata inserita fra i “gioielli” da vendere per fare cassa. Per di più Ansaldo Energia opera in un asset strategico per il Paese ed è determinante in termini di presenza dell’Italia, a livello mondiale, in un settore chiave del presente e del futuro, cioè l’energia.

Se Renzi decidesse di intervenire nuovamente sul tema, gli consiglierei di fare prima una visita in azienda per raccogliere maggiori informazioni.

Se questa risulterà essere l’antifona della nuova gestione Pd, sono molto preoccupato. In tal caso, infatti, la Liguria avrà molto da perdere: il nostro tessuto industriale è fortemente caratterizzato da aziende strategiche a partecipazione statale, in primis Ansaldo, Finmeccanica e Fincantieri. L’approccio al tema non può essere così approssimativo: l’Italia – e non solo la Liguria – ha un patrimonio industriale da salvaguardare e occorre grande equilibrio. L’ingresso di capitali privati in molti casi può essere utile, ma è dietro l’angolo il rischio di perdere pezzi preziosi della nostra economia e del nostro “saper fare”.

Dal punto di vista politico le affermazioni di Renzi sono un vero schiaffo alla terra dei bersaniani convertiti – cioè la Liguria -, un gesto di ingratitudine nei confronti di una classe dirigente che fino a pochi mesi fa era compatta sulle posizioni di Pierluigi Bersani e ora si annovera – nuovamente compatta – fra le fila del sindaco di Firenze. Salvo poi prendere le distanze dalle affermazioni di Renzi.

Mi auguro che a fare le spese dello scontro interno al Pd non sia Ansaldo Energia. Negli ultimi anni l’azionista Finmeccanica ha cercato di liberarsene in diversi modi. Guarguaglini ne mise sul mercato il 45% vendendolo a un fondo americano specializzato nel settore dell’energia, con la promessa della quotazione in borsa. Orsi fece retromarcia scegliendo come acquirente il gruppo tedesco Siemens, quello stesso gruppo che pochi mesi fa ha annunciato 15 mila esuberi. L’attuale amministratore delegato Pansa ha cambiato interlocutore – preferendo i coreani di Doosan – ma non ragionamento: l’obiettivo è rimasto quello di liberarsi del cosiddetto civile, scegliendo di focalizzare l’attività di Finmeccanica nell’aerospazio e difesa. Peccato che trasporti ed energia rimangano settori strategici per il nostro Paese, per di più con prospettive di mercato più incoraggianti rispetto alla difesa.

Alla luce degli eventi successivi mi chiedo cosa avrebbe fatto Siemens di Ansaldo Energia. Nella peggiore delle ipotesi si sarebbe sbarazzata di un piccolo ma fastidioso concorrente e, con la valanga di esuberi annunciata, avrebbe dovuto tagliare molto personale in periferia per salvare il cuore dell’azienda. Cosa sarebbe successo cedendo interamente Ansaldo Energia, compreso il 45% statunitense, a Doosan? Difficile immaginarlo. Alcuni garantiscono che i coreani avrebbero investito su Ansaldo Energia e che avrebbero aperto nuovi mercati. Peccato che Doosan non abbia mai proferito verbo in proposito: non ha mai comunicato le sue intenzioni, non ha mai offerto un piano industriale. Stesso difetto imputabile anche ai tedeschi di Siemens.

È essere contro la contendibilità degli asset strategici chiedere all’acquirente estero cosa vuol fare con una tua azienda? È essere contro il libero mercato pretendere di conoscere le intenzioni al momento dell’offerta, quando in ballo ci sono migliaia di posti di lavoro e un indotto notevolissimo nel Paese e sul territorio?

Come ho già avuto modo di affermare in consiglio regionale condivido la linea adottata dal Governo e supportata in modo unanime a livello ligure.  Si è scongiurata la vendita – o svendita – a un soggetto estero che mai ha comunicato le sue intenzioni alle istituzioni, ai sindacati, a Finmeccanica. In breve, al Paese. Ora la Cassa Depositi e Prestiti avrà il tempo ragionevole per costruire un percorso per l’azienda. E i percorsi sono fatti di piani industriali, di valutazioni nel merito, di decisioni messe nero su bianco, davanti al mercato, magari con una gara internazionale e non con vendite “private”. 

Di fronte a un quadro tanto complicato le parole di Renzi appaiono troppo semplicistiche, facile propaganda sulla pelle di un’azienda che sta sul mercato e si sa difendere bene. Parole oggettivamente imbarazzanti per il Pd ligure, preoccupanti per migliaia di lavoratori di aziende strategiche che in Liguria hanno sede e stabilimenti».

Dai giornali di oggi

pellerano renzi ansaldo giornale 20.10.2013

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Inaugurazione del Mercato del Carmine, un risultato fortemente voluto

By pellerano_14   /     Ott 11, 2013  /     Economia e sviluppo, Genova, Sport e Cultura  /     0 Comment

Oggi è un giorno speciale: da quando ho cominciato a fare politica – nel 2007 – per il rilancio del Carmine ho lavorato tanto. Ora, finalmente, il mercato riapre. Sono molto contento!

L’inaugurazione del Mercato del Carmine merita un brindisi con i migliori vini liguri, non solo perché attesa da anni, ma soprattutto perché è un’importante scommessa per il rilancio del Centro Storico e un’opportunità di promozione per i produttori del nostro territorio. Ho vissuto in prima linea questa rinascita, quindi non nascondo la mia soddisfazione: ho intuito la prospettiva che oggi si realizza quando il Carmine era un mercato in agonia e pochi speravano di rianimarlo. Già dal 2008, come consigliere di Municipio e poi dal 2010 in Regione, con idee, proposte e sollecitazioni ho contribuito al nuovo inizio di oggi.

L’iter è stato lungo e faticoso. Tutto inizia nel 2008 col concorso di idee che abbiamo lanciato dal Municipio Centro Est. Nel 2009 il progetto definitivo di ristrutturazione, nel quale il Comune accoglie importanti osservazioni proposte dal Municipio: la prima versione prevedeva infatti la realizzazione dei bagni su tutto il lato che si affaccia sulla piazza. Siamo intervenuti per fare in modo che il mercato recuperasse un’apertura sulla piazza pedonalizzata.

E’ evidente che negli anni che hanno seguito la fine dei lavori non sono mancati passi falsi, ritardi ed errori da parte del Comune ed è forte il rammarico per il tempo perso prima di mettere a disposizione della città un luogo in cui si è investito tanto. Il Mercato doveva aprire almeno due anni fa, si è perso un tempo enorme in termini di ricchezza non prodotta, di posti di lavoro non occupati, di attività persa anche per i produttori liguri che ora trovano una vetrina sui banchi del Carmine e nell’enoteca regionale. Soprattutto quando tutto sembrava arenato la nostra voce si è sempre fatta sentire – anche dai banchi della Regione – per sostenere questo progetto.

Oggi quello che nel 2008 poteva sembrare un sogno è la realtà: i genovesi potranno gustare i prodotti a chilometro zero e brindare con oltre cento etichette di vini liguri, all’interno di una struttura che si presta ad un utilizzo versatile e verrà gestita in modo innovativo. Al di là di tutto vince il sentimento di soddisfazione nel vedere finalmente aperta una struttura che la città attendeva da anni. Sono fiducioso che il nuovo Mercato del Carmine sarà un volano per le altre attività commerciali della zona e una vetrina per le eccellenze enogastronomiche liguri agli occhi delle migliaia di stranieri che scoprono la nostra città. Si inaugura un mercato, ma anche un luogo di teatro, di musica, di cucina, di gusto, di cultura, di sostenibilità. Ora lo sguardo delle istituzioni può spostarsi su altri luoghi in cerca di identità, su altri contenitori da riempire. A Genova non mancano di certo.

 

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Genova seconda città più cara al Nord dopo Aosta. Sarà seconda anche per reddito?

By pellerano_14   /     Set 13, 2013  /     Economia e sviluppo, Genova  /     0 Comment

Nella cartina di Altroconsumo dopo il controllo comparato di un milione di prezzi, questo è il risultato del costo medio annuo della spesa per famiglia. Genova è la seconda città  più cara del Nord Italia.

cartina spesa italia

Costo della spesa, perché le famiglie a Genova devono pagare 400 euro in più che alla Spezia?

«Com’è possibile che questi due pacchi di pannolini per bambini, identici, costino 23,30 euro alla Spezia e 29,90 euro a Genova? E i Biscotti alla Spezia costino 1,74 euro mentre a Genova sono venduti a 2,09 euro. Che Ipercoop in occasione delle recenti offerte promozionali che hanno interessato gli stessi prodotti, nello stesso periodo in più città italiane abbia applicato prezzi tendenzialmente più alti a Genova rispetto a Milano o anche a Spezia? Come mai nella ricerca di Altroconsumo sul costo del carrello, Genova risulta la seconda città più cara dopo la sola Aosta? Di certo non è la seconda città più ricca.

Sono queste alcune delle domande che mi hanno spinto a rivolgermi all’Antitrust perché venga eseguita un’indagine accurata e obiettiva sulle dinamiche della concorrenza nella grande distribuzione organizzata in Liguria, con particolare riferimento agli ipermercati in provincia di Genova. Penso sia necessario salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie e contrastare un tasso inflattivo che in Liguria – in particolare nel capoluogo – corre più della media nazionale».

Così Lorenzo Pellerano, consigliere regionale della Lista Biasotti, che questa mattina in conferenza stampa ha illustrato la segnalazione indirizzata all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in cui chiede di svolgere un’indagine circa le dinamiche concorrenziali nell’ambito del mercato della grande distribuzione in Liguria ed un approfondimento circa la compatibilità della normativa di Regione Liguria in materia di commercio con i principi della concorrenza.

Pellerano depositerà anche un’interrogazione all’assessore regionale al Commercio Renzo Guccinelli, scriverà al presidente della Regione e al sindaco di Genova. «Sono convinto possano fare molto per favorire maggiore concorrenza nella grande distribuzione a difesa del potere d’acquisto delle famiglie – spiega Pellerano – È da più di un anno che richiamo l’attenzione sui prezzi della spesa fatta in Liguria e ancora non ho visto azioni convincenti da parte della Regione Liguria indirizzate a favorire una maggiore concorrenza che possa consentire una riduzione dei prezzi al consumo, oggi più che mai divenuti insostenibili per le famiglie provate dal protrarsi della crisi».

I dati in merito al tasso inflattivo nelle città liguri rilevati dall’Istat parlano chiaro: la variazione dei prezzi in Liguria negli ultimi tre anni è stata più elevata della media italiana. Il tasso di inflazione del primo semestre 2013 si è attestato sul +1,9% contro l’1,6 del resto d’Italia, percentuale superiore a tutte le regioni confinanti di Lombardia, Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna. Analizzando i dati provinciali pervenuti, risulta inoltre che a Genova l’inflazione tocca quota 2,1% mentre alla Spezia c’è il record positivo dell’1,4%.

«Sarà un caso – sottolinea Pellerano – ma proprio alla Spezia, dove dopo anni di battaglie nuovi marchi si sono affacciati sul mercato, il prezzo annuo della spesa calcolato da Altroconsumo è di 400 euro inferiore a Genova. Sono dati questi che ritengo richiedano una riflessione profonda senza preconcetti. Ho ritenuto doveroso farmi anche portavoce delle segnalazioni, pubblicate in questi giorni sui social network, che accostano i depliant della stessa catena di distribuzione in diverse città e fanno emergere la disparità di offerte tra Genova, Milano, Torino, Spezia. Nella maggior parte dei casi Genova spicca per i prezzi più alti».

Per avere un’idea più precisa della situazione il consigliere Pellerano ha acquistato gli stessi prodotti presso gli Ipercoop di Genova e Spezia. Scontrini alla mano sono emerse differenze significative in termini di risparmio prezzo la struttura spezzina. «Di certo – conclude Pellerano – non si tratta di un’indagine scientifica, ma fa un certo effetto. A questo punto aspetto l’esito della mia segnalazione all’Antitrust ed auspico comunque un impegno fattivo da parte di Regione e Comune di Genova perché si individuino le cause dei prezzi schizzati alle stelle – in particolare nel capoluogo – e si intervenga favorendo una maggiore concorrenza, se del caso apportando modifiche al Piano regionale del commercio. Un anno fa ero stato l’unico a non votarlo in Consiglio proprio perché ritenevo urgente alleviare il costo del carrello per le famiglie liguri. Non si è voluto procedere in tal senso, i risultati sono sotto gli occhi di tutti».

ipercoop prezzi comparati

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Decreto del Fare: scongiurato lo “scippo” delle cause marittime a favore di Milano

By pellerano_14   /     Ago 09, 2013  /     Economia e sviluppo, Genova, Lavoro e formazione  /     0 Comment

Oggi, dopo l’approvazione definitiva del Decreto del Fare, posso dirlo: alla fine il buon senso ha prevalso e l’articolo 80 della prima versione è stato stralciato, evitando così il rischio di un inutile, quanto dannoso, accentramento a Milano di tutte le controversie “liguri” aventi come parte una società estera priva di sede secondaria in Italia.

Su questo tema si è fatto un vero lavoro di squadra: prima le osservazioni dell’Associazione Italiana di Diritto Marittimo e dell’Associazione Nazionale Forense, poi l’ordine del giorno approvato all’unanimità – su mia proposta – dal Consiglio Regionale della Liguria, fino all’emendamento abrogativo dell’art. 80 proposto dall’on Sandro Biasotti, approvato in via definitiva dal Parlamento.

Con il contributo di tanti è stato sventato un grave danno all’attività degli operatori del settore marittimo: centinaia di società italiane – come fornitori di bordo, riparatori navali, rimorchiatori, piloti, agenti, armatori, ecc. – sarebbero state fortemente penalizzate nell’esercizio del diritto alla difesa, in quanto avrebbero potuto rivolgersi a soli tre tribunali in Italia (Milano, Roma e Napoli) per far valere i propri diritti nei confronti delle società con sede in paesi stranieri, con aggravio dei costi.

La competenza sarebbe stata sottratta proprio ai Tribunali, come quelli liguri, dove si è evoluta la giurisprudenza italiana in materia marittima e dove hanno sede molti studi legali che vantano una grande competenza specialistica in questo settore.

Bene così!

Qui le cronache sul mio ordine del giorno col quale avevo lanciato l’allarme

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