Su questa partita Genova si gioca molto: lo sviluppo di Fincantieri come stabilimento, centro direzionale e di ricerca e sviluppo. Anche la collocazione di Ingegneria Navale e i lavori del Terzo Valico passano di qui.
Inaugurazione del Mercato del Carmine, un risultato fortemente voluto
Oggi è un giorno speciale: da quando ho cominciato a fare politica – nel 2007 – per il rilancio del Carmine ho lavorato tanto. Ora, finalmente, il mercato riapre. Sono molto contento!
L’inaugurazione del Mercato del Carmine merita un brindisi con i migliori vini liguri, non solo perché attesa da anni, ma soprattutto perché è un’importante scommessa per il rilancio del Centro Storico e un’opportunità di promozione per i produttori del nostro territorio. Ho vissuto in prima linea questa rinascita, quindi non nascondo la mia soddisfazione: ho intuito la prospettiva che oggi si realizza quando il Carmine era un mercato in agonia e pochi speravano di rianimarlo. Già dal 2008, come consigliere di Municipio e poi dal 2010 in Regione, con idee, proposte e sollecitazioni ho contribuito al nuovo inizio di oggi.
L’iter è stato lungo e faticoso. Tutto inizia nel 2008 col concorso di idee che abbiamo lanciato dal Municipio Centro Est. Nel 2009 il progetto definitivo di ristrutturazione, nel quale il Comune accoglie importanti osservazioni proposte dal Municipio: la prima versione prevedeva infatti la realizzazione dei bagni su tutto il lato che si affaccia sulla piazza. Siamo intervenuti per fare in modo che il mercato recuperasse un’apertura sulla piazza pedonalizzata.
E’ evidente che negli anni che hanno seguito la fine dei lavori non sono mancati passi falsi, ritardi ed errori da parte del Comune ed è forte il rammarico per il tempo perso prima di mettere a disposizione della città un luogo in cui si è investito tanto. Il Mercato doveva aprire almeno due anni fa, si è perso un tempo enorme in termini di ricchezza non prodotta, di posti di lavoro non occupati, di attività persa anche per i produttori liguri che ora trovano una vetrina sui banchi del Carmine e nell’enoteca regionale. Soprattutto quando tutto sembrava arenato la nostra voce si è sempre fatta sentire – anche dai banchi della Regione – per sostenere questo progetto.
Oggi quello che nel 2008 poteva sembrare un sogno è la realtà: i genovesi potranno gustare i prodotti a chilometro zero e brindare con oltre cento etichette di vini liguri, all’interno di una struttura che si presta ad un utilizzo versatile e verrà gestita in modo innovativo. Al di là di tutto vince il sentimento di soddisfazione nel vedere finalmente aperta una struttura che la città attendeva da anni. Sono fiducioso che il nuovo Mercato del Carmine sarà un volano per le altre attività commerciali della zona e una vetrina per le eccellenze enogastronomiche liguri agli occhi delle migliaia di stranieri che scoprono la nostra città. Si inaugura un mercato, ma anche un luogo di teatro, di musica, di cucina, di gusto, di cultura, di sostenibilità. Ora lo sguardo delle istituzioni può spostarsi su altri luoghi in cerca di identità, su altri contenitori da riempire. A Genova non mancano di certo.
Genova capitale del lusso? No, solo della tassazione sulla casa
Imu e categorie catastali, approvato il mio ordine del giorno. Ora la Regione deve farsi valere a Roma.
La notizia sui giornali di oggi
Accademia Ligustica: la Regione sta perdendo troppo tempo.
La Giunta Regionale conosce i problemi dell’Accademia Ligustica da più di 2 anni. Conosce anche le possibili soluzioni, si tratta di spiegarle al Ministro dell’Istruzione. Ma alla Giunta Regionale 2 anni non sono ancora bastati per ottenere dal Ministro un incontro sul tema…
Genova seconda città più cara al Nord dopo Aosta. Sarà seconda anche per reddito?
Nella cartina di Altroconsumo dopo il controllo comparato di un milione di prezzi, questo è il risultato del costo medio annuo della spesa per famiglia. Genova è la seconda città più cara del Nord Italia.
Costo della spesa, perché le famiglie a Genova devono pagare 400 euro in più che alla Spezia?
«Com’è possibile che questi due pacchi di pannolini per bambini, identici, costino 23,30 euro alla Spezia e 29,90 euro a Genova? E i Biscotti alla Spezia costino 1,74 euro mentre a Genova sono venduti a 2,09 euro. Che Ipercoop in occasione delle recenti offerte promozionali che hanno interessato gli stessi prodotti, nello stesso periodo in più città italiane abbia applicato prezzi tendenzialmente più alti a Genova rispetto a Milano o anche a Spezia? Come mai nella ricerca di Altroconsumo sul costo del carrello, Genova risulta la seconda città più cara dopo la sola Aosta? Di certo non è la seconda città più ricca.
Sono queste alcune delle domande che mi hanno spinto a rivolgermi all’Antitrust perché venga eseguita un’indagine accurata e obiettiva sulle dinamiche della concorrenza nella grande distribuzione organizzata in Liguria, con particolare riferimento agli ipermercati in provincia di Genova. Penso sia necessario salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie e contrastare un tasso inflattivo che in Liguria – in particolare nel capoluogo – corre più della media nazionale».
Così Lorenzo Pellerano, consigliere regionale della Lista Biasotti, che questa mattina in conferenza stampa ha illustrato la segnalazione indirizzata all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in cui chiede di svolgere un’indagine circa le dinamiche concorrenziali nell’ambito del mercato della grande distribuzione in Liguria ed un approfondimento circa la compatibilità della normativa di Regione Liguria in materia di commercio con i principi della concorrenza.
Pellerano depositerà anche un’interrogazione all’assessore regionale al Commercio Renzo Guccinelli, scriverà al presidente della Regione e al sindaco di Genova. «Sono convinto possano fare molto per favorire maggiore concorrenza nella grande distribuzione a difesa del potere d’acquisto delle famiglie – spiega Pellerano – È da più di un anno che richiamo l’attenzione sui prezzi della spesa fatta in Liguria e ancora non ho visto azioni convincenti da parte della Regione Liguria indirizzate a favorire una maggiore concorrenza che possa consentire una riduzione dei prezzi al consumo, oggi più che mai divenuti insostenibili per le famiglie provate dal protrarsi della crisi».
I dati in merito al tasso inflattivo nelle città liguri rilevati dall’Istat parlano chiaro: la variazione dei prezzi in Liguria negli ultimi tre anni è stata più elevata della media italiana. Il tasso di inflazione del primo semestre 2013 si è attestato sul +1,9% contro l’1,6 del resto d’Italia, percentuale superiore a tutte le regioni confinanti di Lombardia, Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna. Analizzando i dati provinciali pervenuti, risulta inoltre che a Genova l’inflazione tocca quota 2,1% mentre alla Spezia c’è il record positivo dell’1,4%.
«Sarà un caso – sottolinea Pellerano – ma proprio alla Spezia, dove dopo anni di battaglie nuovi marchi si sono affacciati sul mercato, il prezzo annuo della spesa calcolato da Altroconsumo è di 400 euro inferiore a Genova. Sono dati questi che ritengo richiedano una riflessione profonda senza preconcetti. Ho ritenuto doveroso farmi anche portavoce delle segnalazioni, pubblicate in questi giorni sui social network, che accostano i depliant della stessa catena di distribuzione in diverse città e fanno emergere la disparità di offerte tra Genova, Milano, Torino, Spezia. Nella maggior parte dei casi Genova spicca per i prezzi più alti».
Per avere un’idea più precisa della situazione il consigliere Pellerano ha acquistato gli stessi prodotti presso gli Ipercoop di Genova e Spezia. Scontrini alla mano sono emerse differenze significative in termini di risparmio prezzo la struttura spezzina. «Di certo – conclude Pellerano – non si tratta di un’indagine scientifica, ma fa un certo effetto. A questo punto aspetto l’esito della mia segnalazione all’Antitrust ed auspico comunque un impegno fattivo da parte di Regione e Comune di Genova perché si individuino le cause dei prezzi schizzati alle stelle – in particolare nel capoluogo – e si intervenga favorendo una maggiore concorrenza, se del caso apportando modifiche al Piano regionale del commercio. Un anno fa ero stato l’unico a non votarlo in Consiglio proprio perché ritenevo urgente alleviare il costo del carrello per le famiglie liguri. Non si è voluto procedere in tal senso, i risultati sono sotto gli occhi di tutti».