AGGIORNAMENTO 25 Giugno 2014
La disastrosa vicenda degli immobili regionali che dovevano salvare il bilancio, ma stroncano quello delle case popolari: la maggioranza propone leggi che peggiorano la situazione e poi non viene nemmeno in aula a votarsele!
Dopo aver scaricato un debito insostenibile sull’Agenzia Regionale per l’edilizia residenziale pubblica, la Regione trova come unica scorciatoia una legge ad hoc, che discrimina i privati proprietari di immobili e le imprese edili già in ginocchio. E alla fine neanche si presenta in aula per approvarla.
Già tre anni fa avevo sollevato forti dubbi sulla cartolarizzazione regionale. Gli elenchi degli immobili “in vendita” furono incredibilmente tenuti nascosti fino alla presentazione in aula della delibera. Quando furono presentati, notai che la vendita dell’ex manicomio di Quarto rischiava di comprendere costi milionari per ricollocare i servizi sociosanitari in altre sedi. Dubbio anche l’interesse da parte di privati nell’acquisto di un area già venduta, a macchia di leopardo, negli anni passati.
Le mie perplessità sono state confermate dalla Asl 3, dal Comune di Genova, dal municipio Levante, dai Comitati di quartiere e, infine, anche dagli ispettori del ministero delle Finanze.
Nell’ultimo bilancio di ARTE-Genova i dati sono preoccupanti. Debiti per 173 milioni di euro, di cui l’83% derivante dalla cartolarizzazione di immobili della Regione. In pratica, la Regione ha imposto all’ex Istituto Case Popolari di acquistare suoi immobili per un valore di 104.759.368. ARTE dovrebbe poi rivenderli ad ipotetici privati. Per comprendere l’utilizzo, dissennato, dell’Agenzia come scarica-debiti da parte della Regione, basta osservare come l’indebitamento sia cresciuto dal 2009 a oggi passando dai 21 milioni di euro ai 102 del 2011 (+373% in due anni!) sino a toccare quota 173 milioni di euro del 2012.
Con questa operazione la Regione è riuscita sì a ‘salvare’ il suo bilancio nel 2011, ma ha trasferito il debito, gli interessi passivi ed il rischio a un’azienda controllata, che per di più dovrebbe occuparsi dell’emergenza abitativa e dedicare le proprie risorse a tal fine. Al contrario ARTE al momento dell’acquisto non aveva in cassa i fondi necessari per pagare il prezzo degli immobili alla Regione, ed è stata costretta a ricorrere a un mutuo bancario con il conseguente aumento dell’indebitamento, oltre ad oneri passivi per 853.895,66 euro e spese bancarie per 531.629,38 nel solo 2012.
Numeri che fanno rabbrividire, che suonano l’allarme sul futuro di un’azienda che dovrebbe occuparsi del diritto alla casa delle fasce sociali in difficoltà e NON svolgere la funzione di finanziaria della Regione, che esiste e si chiama Filse.
Alla fine dei conti, l’operazione ha allargato il debito del “sistema Regione” anziché abbatterlo. Ancora più grave è che ad essere messa sul lastrico è una società pubblica, ARTE. E inaccettabile è stato il mancato coinvolgimento dei comitati delle Case popolari nell’assunzione di decisioni rilevanti per il loro futuro».
La legge ad Regionem finale è una clamorosa beffa che si somma al potenziale danno economico che il tessuto imprenditoriale potrebbe subire. Le modifiche di “semplificazione” proposte per il rilascio di autorizzazioni per interventi edilizi sui soli beni regionali sono, come ha rilevato Ance-Associazione Nazionale Costruttori Edili, l’ennesima spallata a un settore che, solo nell’ultimo anno nella nostra regione ha perso il 5,9% delle imprese con catastrofiche conseguenze occupazionali. Per di più le modifiche per rimediare ai disastri del passato agevolerebbero solo le grandi imprese, praticamente assenti in Liguria, dato che il nostro comparto edile è costituito per il 75% da piccole imprese artigiane. I piccoli subirebbero la discriminazione così come i proprietari privati di immobili aventi le stesse caratteristiche di quelli alienati dalla Regione.
Oggi la maggioranza si è trovata senza i numeri necessari per approvare l’ennesima forzatura. In virtù della sospensione del consiglio di oggi per mancanza di consiglieri di maggioranza in aula, spero che la proroga di una settimana per la votazione del provvedimento permetta un dibattito serio, che tenga conto delle proposte della minoranza, portavoce delle istanze di chi non è stato ascoltato. Il centrosinistra non ha più alibi: con una settimana di tempo in più ci sono le condizioni affinché nel provvedimento siano comprese misure di semplificazione più ampie e non discriminatorie. Basta volerlo.
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24 Giugno 2014
Pochi giorni fa un giornalista del Secolo XIX mi ha contattato perché sta facendo un’inchiesta sui problemi di bilancio di ARTE (l’ente regionale per l’edilizia popolare) e mi ha detto: “Ho visto che te ne sei occupato molto”. In effetti sto seguendo la vicenda da alcuni anni. E continuerò a farlo.
Riporto di seguito alcune tappe:
Il punto della situazione sul posto
Dicembre 2011 – Pessima gestione dell’ex manicomio di Quarto
Gennaio 2012 – Quarto, il Consiglio Regionale tenuto all’oscuro delle operazioni –
Febbraio 2012 – Pellerano: Quarto, vendita impossibile –
Settembre 2012 – Stop alla svendita di Quarto: l’impegno politico e giornalistico serve –
Novembre 2012 – Urbanistica partecipata, si può fare. A Begato –
Febbraio 2013 – Giustizia per i malati di Quarto, mi battevo da un anno –
Gennaio 2014 – Quarto, Ospedale del Ponente: una città senza programmazione
Marzo 2014 – La fregatura della Regione ad ARTE Genova. Quale futuro per le case popolari?
Maggio 2014 – Gestione delle case popolari, così non va