In Regione si è discusso dell’emergenza-rifiuti e dell’assenza di una strategia per superare la raccolta in discarica. Riporto i punti essenziali del mio intervento e gli articoli di giornale che hanno riportato il dibattito.
Per decenni Amiu ha gestito raccolta dei rifiuti e discarica di Scarpino: un conflitto di interessi.
Pesanti le responsabilità del monocolore PD che da 10 anni gestisce Regione e Comune di Genova.
La strategia della sinistra genovese e ligure si dimostra ancora una volta fallimentare. Non era pensabile che si continuasse a seppellire i rifiuti di Genova e provincia nell’enorme buca di una discarica come Scarpino, che oggi versa in mare fiumi di percolato ed è ormai al collasso. Purtroppo in questi 10 anni di gestione monocolore PD in Regione e Comune di Genova non si è mai pensato di risolvere il nodo cruciale della chiusura del ciclo dei rifiuti, impedendo di fatto qualsiasi soluzione alternativa al conferimento in discarica. Il conto – purtroppo – lo pagheranno i genovesi attraverso gli aumenti di tariffa.
Dal 2005 a oggi si è scelta la strada più anti-ecologica che si potesse intraprendere nella gestione della spazzatura di Genova e Provincia, si è preferito riempire un’intera vallata, a Scarpino, di rifiuti piuttosto che risolvere in via definitiva il problema, chiudendo finalmente il ciclo dei rifiuti. In questa miope scelta di gestione, Amiu ha svolto un ruolo di primo piano avendo in mano sia la gestione dei rifiuti sia quella della discarica. È evidente che Amiu da anni operi in una condizione di palese conflitto di interessi, in quanto ha sempre guadagnato attraverso il conferimento in discarica e non aveva convenienza ad aumentare il livello della differenziata a Genova.
Su questo circolo vizioso sono pesanti le responsabilità decennali della sinistra e del PD locale, frutto delle scelte e mancate scelte, anno dopo anno, di interi consigli di amministrazione e vertici aziendali tutti nominati dal centrosinistra genovese.
Solo per fare un esempio, è inaccettabile che nel 2014 non sia ancora stato realizzato un impianto di trattamento dell’umido, indispensabile per arrivare alla chiusura del ciclo dei rifiuti; è un’eredità politica pesantissima con cui oggi Genova si ritrova a dover fare i conti. Se nei 10 anni di Era burlandiana fossero state individuate le risorse necessarie – tra i fondi europei e nazionali mai utilizzati – oggi l’impianto sarebbe già funzionante e non ci ritroveremmo ad affrontare l’ennesima emergenza, figlia dell’incapacità di prendere qualsiasi decisione politica su un tema così spinoso. Il collasso del sistema a cui stiamo assistendo in questi giorni era assolutamente prevedibile.