- Acciaierie di Cornigliano: un tempo ci lavoravano 12.000 persone, oggi meno di 1.200. L'allora Presidente della Regione Sandro Biasotti aveva firmato l’accordo di programma che prevedeva la chiusura dell’altoforno e la restituzione alla città di grandi spazi dove insediare attività industriali e portuali. La giunta Burlando ha riscritto quell’accordo e oggi sulle aree liberate giacciono i containers vuoti dell’amico Spinelli (che nel frattempo ha fatto un affarone comprando e rivendendo l’area degli Erzelli).
- Fiumara: si trattava di spazi a ridosso del porto e vicini alla ferrovia, non penso sia stata un’idea lungimirante farne un centro commerciale.
- Autoparco: se ne parla e se ne chiacchiera da 20 anni. Genova è il porto più grande d’Italia, passano da noi migliaia di camion al giorno. Perché non realizzare un luogo dove fare il pieno, cambiare l’olio, fare riparazioni, mangiare un piatto di trenette al pesto, ospitare i camionisti ? Lo so è un tema troppo terra terra…
- Sesto Bacino delle riparazioni navali: ne parliamo da anni, nel frattempo gli imprenditori genovesi investono a Marsiglia perché si sono rotti delle lungaggini genovesi. E via altri posti di lavoro, si noti, mica ad Albaro e a Castelletto.
- Fincantieri: ma chi ha deciso di costruire un porticciolo turistico davanti al cantiere ? E perché per concretizzare il riempimento / ribaltamento a mare si è atteso tanto ? Gli errori della politica locale hanno pesato sulla debolezza di Sestri Ponente (e di chi ci lavora) nella trattativa con gli altri 7 cantieri d’Italia.
- Ansaldo Energia: com'è possibile che da anni un'azienda che dà lavoro a 2.900 persone a Genova debba assemblare e montare le sue turbine a Massa Carrara perchè non riesce ad ottenere un accesso al porto più grande d'Italia ?
Marco Doria: stessa sinistra, solita storia
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A Genova la classe dirigente è la stessa da 30 anni, è profondamente conservatrice e alle primarie è andata a votare in gran parte per Doria. Basta guardare i dati sull’affluenza: alta nei quartieri borghesi, bassa nelle zone operaie. Secondo me l’articolo di Enrico Pedemonte su Linkiesta del 14 Febbraio - A Genova borghesi in fila per Doria e operai a casa - è interessantissimo perché mette l’accento su di una grande realtà: la classe dirigente genovese non è più credibile agli occhi della classe operaia / popolare. Parlano i fatti.